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"Il bizzarro incidente del tempo rubato" di Rachel Joyce






Il titolo originale di questo romanzo è "Perfect".
Perfetto. Anzi, stando alla storia, Perfetta.
Una scelta più che azzeccata.

Peccato per questa abitudine italiana di cambiare titoli a libri e film.
Rendere più appetibile qualcosa non dovrebbe stravolgerne il significato.
"Il bizzarro incidente del tempo rubato" avvicina il libro al precedente "L'incredibile viaggio di Harold Fry".
E lì si che il viaggio aveva dell'incredibile.
Qui invece il minimalismo di "Perfetta" sarebbe stato perfetto.





Ma veniamo al libro.

Un intreccio complicato di storie si snoda tra le pagine.
Man mano che ci si immerge nella lettura, iniziano ad insinuarsi dubbi e paure.
Si urla a quel personaggio di stare attento. All'altro di smetterla.
Invano.

Di bizzarro in questa storia non c'è nulla.
O forse si.

Che ruolo ha in tutto questo Andrea Lowe?

Personaggio secondario. Sfiora i protagonisti ma prende decisioni cruciali.
Perchè?




Una storia di rinascita.
Forse.
Di cambiamenti.
Di grande dolore.
Insensato dolore.
Dolore che poteva essere evitato.
Crudeltà.
Ma anche speranza.

Il primo libro dell'autrice mi era davvero piaciuto.
Questo, non lo so.
Forse non ho ancora finito di elaborarlo.
Forse non ha nemmeno senso che sia andata così.
E poi, rimane il dilemma sualla signora sopra citata.
Perchè?

Una storia drammatica.
Una storia che, a mio parere, non doveva finire così.
La ricerca della perfezione di una donna, una madre, che si rivela in realtà una bambina chiusa in una gabbia dorata. Un uccello bellissimo e infelice.
Due ragazzini.
Amici per la pelle.
Divisi da un infausto accadimento.
Una famiglia sparpagliata qua e là.
Una famiglia che si ritrova.
Una famiglia che sparisce.




Una vita che torna a sbocciare.
Piano piano.
Silenziosamente.
Come una pianta da bulbo.
Riposa, assopita, sotto la terra.
E poi rompe la superficie per permettere alla luce di darle la forza di tornare a vivere.

Una storia triste. 

Una nuova storia piena di speranza.






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