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"Una sera a Parigi" di Nicolas Barreau






Fin da bambino i pomeriggi più belli erano quelli che trascorrevo con zio Bernard. Mentre i miei compagni giocavano a calcio, ascoltavano musica o tiravano le trecce alle ragazze più carine, io correvo lungo rue Bonaparte fino a scorgere la Senna, giravo due volte l'angolo e arrivavo nella piccola strada dove si trovava la casa dei miei sogni: il Cinèma Paradis.

Zio Bernard era un po' la pecora nera della famiglia Bonnard, in cui tutti lavoravano prevalentemente nel settore giuridico o amministrativo. Lui gestiva un Cinèma d'Art e non faceva altro che guardare e proiettare film, pur sapendo che sono capaci solo di mettere strani grilli in testa: no, non era affatto rispettabile!





Il libro parte bene. Benissimo.
Un piccolo cinema dal fascino retrò, una ragazza misteriosa, un famoso regista che vuole girare, proprio in quella sala, alcune scene del suo ultimo film con protagonista la bellissima attrice del momento.

Bello.

Poi inizia a scivolare in strane coincidenze, banalità, lacrime, speranze infrante..
Il proprietario del cinema accetta.
La ragazza misteriosa sparisce.
Il regista sbaglia, si confonde, falsa le piste.
La bella attrice svela il suo fragile passato turbolento.
L'amico sciupafemmine inizia ad essere insofferente.
Il lettore pure.
La voglia di saltare le pagine incalza.

Dove vorrà andare a parare!?

Noia.

Troppa.

C'è sempre un tocco di assurdo nei libri di Barreau.
Forse un po' troppo forzato questa volta.


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