Passa ai contenuti principali

"L'anonima fine di Radice Quadrata" di Alessandro Mari





"Sei una radice quadrata senza il numero dentro."



Io questo libro l'ho divorato.
Ho appena chiuso l'ultima pagina e sono già qui a scrivere.
Me lo sento addosso come se l'avessi vissuto io. Avrei milioni di domande e vorrei che mi apparisse in mano un secondo capitolo, un qualcosa che non mi lasci con la domanda tanto odiata da Sofia: "E adesso?"

E adesso cosa succederà a Radice e Sofia?
Perché io, Radice Quadrata, me lo sono figurato fin dalle prime pagine, ho rivisto un volto e anni ormai passati, tra quelle righe.
Sono arrivata alla fine con un nodo in gola e un singhiozzo da ultima pagina. Esistono persone che ti si insinuano dentro e ti cambiano la vita. Non importa se in meglio o in peggio o se rimarrai sempre nell'incertezza, queste persone esistono e Sofia ne ha trovata una sulla sua strada. Uno strambo ragazzo, silenzioso osservatore delle piccole cose e dell'animo umano, amante della scrittura su taccuini rilegati e gelosamente custoditi. Mancino, solitario, nuotatore in apnea. Frequentatore di funerali e inventore di passati.

Sofia ci mette un po' ad andare oltre se stessa e ad accorgersi di chi le siede accanto ogni giorno al Liceo Galilei. È troppo presa dai suoi problemi e, anche quando inizierà a provare interesse nei confronti di Radice, sarà solo per motivi egoistici di pura curiosità. Ci vorrà uno sconvolgimento totale degli equilibri, per farle comprendere quello che davvero si nasconde nel suo cuore. Per farla sembrare meno cinica, anche se resterà, fino alla fine, una bugiarda incallita!



Ora, io ignoro cosa sia una funzione matematica e disprezzo la materia perchè mio padre numero due non fa che ripetere quanto sia importante, mentre io la trovo impersonale, cioè inutile e astratta, ma quella mattina ho prestato ascolto alla professoressa Artiani. Insomma, dalla quantità di cose narcotiche e vane che mi ha esposto tipo manuale ho preso il concetto di funzione di radice quadrata e l'ho applicato alla vita reale.
La mia. Perchè?
Una ragione semplice ma fastidiosa.
Non avevo mai afferrato l'insulto di Radice Quadrata: "Sei una radice quadrata senza il numero dentro".
E a quale conclusione sono giunta dopo l'ennesima ricerca?
Che quello del mio compagno di banco poteva essere un oscuro riferimento alla relazione che avevo con me stessa. Cioè al rapporto tra ciò che dicevo e ciò che avevo dentro.




Splendido.




Commenti