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"La più amata" di Teresa Ciabatti





Ci ho messo un po' a scegliere le giuste parole per affrontare questo romanzo. L'ho letto a luglio, sotto l'ombrellone, in un paio di giorni. Camminando sulla spiaggia ho avvistato più di una persona immersa nella lettura e avrei tanto voluto avvicinarmi e iniziare a discutere di queste pagine allo stesso tempo così scorrevoli e dense, pagine che lasciano dentro grumi di insoddisfazione, rabbia e voglia di saperne di più, di chiudere un cerchio destinato a rimanere inesorabilmente aperto.

La storia è quella dell'autrice, gli anni d'oro dell'infanzia e il declino arrivato dopo il sequestro del padre e la separazione dei genitori. La protagonista si mostra in tutta la sua fragilità, spesso in scene umilianti, nella continua ricerca di affermazione, protetta e minacciata dall'ombra di un padre ingombrante. Un padre che si rivela diverso da quello amato e immaginato, un padre dalle molte vite piene di segreti che finiranno sepolti con lui. Segreti che la figlia cercherà di svelare, dopo il tentativo fallimentare della madre, abbandonando la ricerca (o forse no?) al raggiungimento di una consapevolezza data dalla maturità e dalla costruzione di una propria famiglia, lontana dai fantasmi del passato che ancora porta dentro di sè.

La prima cosa che ho fatto dopo aver finito il libro è stata cercare qualche intervista all'autrice, questo perchè il libro mi ha lasciato molte domande e dubbi, il più forte riguardante quel confine tra romanzo e realtà che non risulta chiaro e viene ancora più confuso dalle parole dell'autrice.





La verità è che quel che emerge dal libro, quel che si sedimenta nel lettore sembra sminuito dall'autrice che difende una famiglia, un padre e quel dubbio che continua ad aleggiare fino alla fine del romanzo: "è successo qualcosa?". Conclude con un cambio repentino, Teresa Ciabatti, una presa di coscienza sul fatto che a modo suo, dato che ogni famiglia e ogni vita è differente, la sua è stata un'infanzia felice. E su questo nessuno puo' sindacare, con queste parole mette a tacere i dubbi che sorgono nel lettore, è come se dopo un'indagine che ha portato a galla drammi e sgarbi, la porta aperta, quella della possibilità di fare domande e di indagare oltre, venga sbattuta in faccia ai curiosi. A me sono rimasti strascichi negativi e di insoddisfazione ma, se davvero questa è un'autobiografia, più che un romanzo, allora è giusto lasciare che l'autrice decida fin dove condurci nella sua ricerca di se stessa e del proprio passato.




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